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2001: A Net Odyssey

Non capisco perché uno debba fondare una rivistina e poi starsene zitto in un angolo ad aspettare la manna dai suoi amici (a gratis). Bene ora chiacchiero un po' anch'io e faccio un grasso editoriale su tutto cio' che mi frigge nello stomaco a mo' di patatine nel lardo. In questo numero di Tmag troverete una intervista a Chiara, lesbica e webmistress di www.womanaffair.org che spiega in maniera seria alcune cose che tanti saggi da salotto dovrebbero sapere, per sparare meno cazzate in televisione. Si legga. Oltre a questo s'inaugura la rubrica Con la corrente che l'amico Giulio ci dona (spero non solo per questa volta) e anche altre novità che riporteranno viva l'attenzione sulla nostra simpatica e acidula rivista. Troverete del turpiloquio (gli articoli che ne contengono saranno segnalati) perché se l'amore pel politically uncorrect che accomuna (purtroppo) stronzi e persone dabbene non mi tocca, mi schifo assai della censura (che, peraltro, non ho l'autorità -e la voglia- di esercitare). Questo per quanto riguarda gli articoli. Ora inizia lo sfogo. A proposito, mi scuso con tutti gli amici autori per il clamoroso ritardo di questa uscita, ma i computer su cui viene composta Tmag (1 G4 con Mac OS, 1 PC con Linux / Windows) erano in fase di ristrutturazione...

Metti le mutande al polpo

Leggete la televisione? Ascoltate le riviste? Guardate la radio? (il multimedia tende a diventare un po' confuso...presto ci vorrà un media player anche per essere mandati a cagare. Inserisci il collegamento, please wait, lei è cortesemente pregato di andare a farsi fottere). Dunque anche voi SAPETE! Internet è il futuro (e questo lo sapevamo già) perché presto ci saranno tostapane collegabili alla Rete, automobili con il browser, cani e gatti con la presa per l'ADSL (come sarebbe a dire dove lo metto lo spinotto? Alza un po' la coda, vai). Il pensiero di un futuro di tostapane con l'ethernet, sveglie che ti massacrano le palle con il NASDAQ, automobili da attivare con l'hyperlink (non ci scorderemo più la chiave, ma la password) e coglioni come il sottoscritto che fanno le 5 di mattina davanti ad un computer (scegliete voi il processore e il sistema operativo) invece di fare un po' di dolce su e giù con la propria adorata (se siete come me e Chiara o adorato se siete signore etero o gaii signori) fa venire un certo desiderio di lumi a petrolio e carrozze. Il freezer si scongela aprioristicamente e voi vi ritrovate in un merdaio? Forse quel file -40°.DLL era infetto da un virus... e se la macchina va a due cilindri il meccanico giù all'officina vi dirà che è arrivato il momento di compilare un nuovo kernel per il motore. La Rete servirà bene a qualcosa! Non parliamo del commercio on line, da SECOLI aspettavamo il momento di acquistare non solo a scatola chiusa, ma addirittura a scatola lontana...

Eppure qualcosa di VERO c'è, in tutto questo.

Si parta dalle origini.

Internet nacque negli anni Settanta come interconnessione di reti ad alta affidabilità per impiego militare. Come tutte o quasi le tecnologie militari essa seguiva il paradigma dell'efficienza e del recupero di funzionalità in caso di guasto. Basata su sistemi UNIX (la madre dei sistemi operativi moderni, anche quelli che sembrano non avere niente a che fare con questa eredità) ed in seguito estesa e supportata da tutti i tipi di computer, la Rete è passata poi a svolgere servizi generali, soprattutto per gli enti governativi ed educativi. Della vecchia ARPANET (questo il primo nome, quello militare) rimaneva in sostanza il concetto di base, con il protocollo TCP/IP come standard di collegamento. C'è da ricordare che i protocolli di Internet sono liberi, ovvero non sono di proprietà di aziende o governi o gabellieri vari (ve lo immaginate se la lingua italiana fosse copyright by...all rights reserved? Non potreste mandare affanculo nessuno senza pagare una tassa). Internet è quindi una creatura che si 'nutre' di reti telefoniche, interconnessioni, computer, conoscenza e persone. Non ha bisogno di fare fatturati per vivere, ma puo' all'occorrenza, farne. Quando sembrava che una nota Casa americana stesse per imporre i suoi standard nel campo delle reti l'associazione internazionale ISO diramò per scongiurare questo pericolo una normativa, l'OSI (Open Systems Interconnect) e le reti pubbliche chiamate X.25 che ne scaturirono furono sostenute dai governi nazionali contro il TCP/IP ritenuto più anarchico e quindi meno resistente agli attacchi monopolistici...in Italia la rete X.25 si chiama Itapac (credo esista ancora) ed è stata usata delle PT (servizio Postel) e dal servizio Videotel. Ben poca cosa rispetto al Web. In altre nazioni queste reti hanno ostacolato l'ascesa di Internet (si pensi alla Francia, con il suo Minitél) ma sono state costrette a ridimensionarsi quando la Rete delle Reti è esplosa commercialmente negli anni Novanta. Durante questo incredibile decennio è stato sviluppato il sistema comunemente noto come World Wide Web (a Ginevra, CERN, se non erro) ed è stato prontamente reso disponibile a tutti senza gabellazze varie. Il NCSA di Urbana nell'Illinois (l'enclave dove secondo Kubrick e Clarke sarebbe nato qualche anno fa un giovane supercomputer chiamato HAL 9000) ha sviluppato il browser Mosaic per UNIX, Mac OS e MS Windows 3.1. Una neonata azienda chiamata Netscape ne ha seguito i passi, e siamo già arrivati praticamente a cinque anni fa. Internet esplode e comincia ad apparire una realtà commerciale. Ciononostante aziende del calibro di Microsoft si dichiarano tiepide e sostengono reti proprietarie come MSN che tenta di rivaleggiare da un lato con 'mostri sacri' del calibro di AOL e dall'altro con Internet stessa. Finiranno tutti in un mucchio, i grandi provider telematici e le reti proprietarie integrandosi con Internet, e le reti X.25 faranno sempre più la parte delle comprimarie se non proprio delle collaborazioniste (vedi il servizio Internet Easy Way su Itapac). Chi aveva sputato su Internet ci si è buttato sopra e sono state diverse le aziende che hanno tentato di imporre una loro disciplina alla Rete. Nessuno ha ancora capito una importante realtà, ma tutti la capiranno nei prossimi anni.

Non puoi mettere le mutande ad un polpo.

Uno dei postulati fondamentali del potere oligarchico (grandi aziende, grandi governi, dittature di successo) è l'ingabbiamento delle persone in correnti di consenso, rendendole parte di una massa orientata accortamente dall'alto in maniera invisibile, in modo che gli individui possano sentirsi parte di una opinione comune senza realmente scambiare la propria opinione con i propri pari. Questa architettura richiede un orientamento unilaterale dei media, dal produttore al consumatore. Guai se il consumatore può parlare ad altri consumatori... i veri dittatori hanno sempre amato la radio e la televisione, perché la loro unidirezionalità è quasi perfetta (non è perfetta qualora esista la possibilità di fondare emittenti private). La Rete no. Questo sito per esempio costa di mantenimento qualche centone all'anno ed è disponibile sempre per chiunque lo voglia consultare...grazie alla politica di responsabilizzazione dell'autore io non devo censurare ciò che mi viene mandato e posso scrivere tranquillo in prima persona senza dover esprimere pareri di altri. Cosa propone dunque di nuovo la Rete, sul finire del Ventesimo Secolo? Essa si candida come mente estesa, aggregato dei cervelli delle persone che la frequentano, munita di reazioni anticorpali contro gli eccessi della nuova società globale.

I sistemi operativi proprietari non ci piacciono? Fondiamo un nuovo progetto per un sistema operativo liberamente distribuito e protetto da una ferrea licenza contro gli accaparratori. GNU/Linux, sistema operativo con cui peraltro sto scrivendo queste note, per esempio nasce più o meno così. Le aziende regiscono bene a questo nuovo software, che mette in condizione chi non aveva un sistema proprio di realizzare i propri programmi senza dipendere da terze parti. Questo crea un nuovo mainstream che alla lunga può avere sviluppi vertiginosi. Questo è ciò che sta succedendo nel mondo dell' Open source , dove trovate programmi straordinari in libera distribuzione, basta pensare a siti come www.freshmeat.net o a www.kde.org (una bella ricerca sul vostro motore preferito vi darà tanto materiale). Il bello è che tutto questo succede senza sottrarre spazio agli altri, anzi... Pensate che note aziende anti-Unix hanno usato e continuano ad usare macchine con sistemi Unix open source nelle proprie reti...La realtà di Internet si amalgama sempre di più alla realtà del mondo. La Rete non può essere vinta dall'esterno, un tentativo in questo senso equivale a cercare di infilare le mutande ad un polpo.

Che tipo di mutande?

Il governo della Cina popolare (sì, quell'ameno paese dove si fucila la gente anche per reati tutt'altro che capitali, come afferma soddisfatto un amico cinese...che però fa il ristoratore in Italia da anni) ha recentemente deciso che Internet è troppo, come dire, incasinata per i bravi cittadini cinesi, e quindi deve essere regolamentata. Ah, ah, questa è la migliore del decennio, mi sa, e sentiamo, cari, come intendereste filtrare i contenuti di una RETE GLOBALE? Tracciando gli indirizzi seguiti dai navigatori? Esistono milioni di modi di ingannare i vostri tracciatori, in questo caso non ci sentiremo di condannare i poveri craccatori cinesi che faranno violenza a qualche firewall indifeso rischiando oltretutto di farsi fare il culo permettendo di gettare uno sguardo oltre la siepe di cemento ai propri connazionali. Eppoi non mi va giù che il governo cinese scelga sistemi operativi di qualità nati dallo sforzo creativo e collaborativo di gente che conosce il significato delle parole solidarietà e collaborazione. In Occidente siamo più bravi, da quel lato. Abbiamo ormai capito che le persone si trasformano meglio in masse con il rincoglionimento che con la costrizione. Vincere o almeno addomesticare la Rete significa in prima istanza distogliere le persone da quell'aspetto di pacifica rivoluzione, dalla carica buona e dirompente di un medium globale multidirezionale. Una mente umana globale fa paura a qualsiasi oligarchia ed è forse un buon affare, ma solo finché non è troppo autonoma.

Quindi avanti con le meraviglie! Multimedia -unidirezionale-, purché sia su protocolli proprietari, se possibile a pagamento, e (libidine) inchiodato a poche piattaforme software, non importa se le più adatte a questo impiego o no. Forzare il mercato, musica su Internet, formati compressi che scartano il 60% dei dati originali, ma chi se ne frega della qualità (un altro tema importante: l'educazione alla QUALITA' della percezione deve essere disattesa. Un utente che discerne la qualità si inganna peggio di uno che beve la pubblicità e non si intende di una sega). Anche questo tipo di strategia, però, va incontro a difficoltà non indifferenti. Pensate al tentativo di chiudere Napster...Pensate che le aziende proprietarie di case discografiche talvolta vendono anche masterizzatori...

Il giorno in cui l'uso di software pirata sarà seriamente perseguito presso i privati, il free software raddoppierà la propria diffusione ogni giorno... (personalmente non mi riguarda. Uso SOLO roba open o acquistata. Spero anche voi.) Collegare la Rete al commercio globale farà probabilmente diventare ricchi coloro che la useranno per diffondere il proprio talento. Posso sbagliarmi (e magari di grosso) ma credo che chi fa progetti di dominio sulla nuova economia farà meglio ad acquistare biancheria blindata...non si può pretendere di approfittare di una economia globale e connessa in rete senza pagare il contrappasso di una maggiore circolazione di idee fra le persone.

Ritorniamo sulla qualità

Era il lontano 1981. La pubblicità di alcune note Case di elettronica di consumo recitava qualcosa a proposito di musica perfetta e di raggi di luce: era nato il Compact Disc, il primo medium digitale musicale di larghissimo consumo, destinato a rivoluzionare il mercato della musica registrata. Erroneamente qualcuno ha scritto, negli anni successivi, che si trattava della prima applicazione del digitale nell'ambito musicale. Non è vero, perché già dagli anni Settanta, pionieri come Nippon Columbia (più nota per il suo marchio hi-fi Denon) e altri usavano il processo digitale PCM per lavorare il segnale musicale durante le produzioni discografiche. Il CD fu uno degli standard PCM (Pulse Code Modulation) proposti per il nuovo mercato di consumo dell'audio digitale; per motivi commerciali fu quello che vinse e si affermò. Si tratta di una tecnologia che oggi viene definita in termini ben diversi (pare che da prove di ascolto effettuate in sede AES -Audio Engineering Society- sia emerso che la quantizzazione a 16 bit e il campionamento a 44.1 kHz siano tutt'altro che adeguati ad una eccellente riproduzione musicale); il punto è che fino all'emergere di una forte coscienza critica da parte degli appassionati che non avevano rottamato i loro giradischi di precisione -non parlo di giocattoli di plastica, parlo di roba dai Thorens in su- il vinile fu insultato come mezzo antidiluviano per riprodurre la musica, contrapposto alla lucida perfezione del dischetto digitale. Quante cazzate. In questi anni molte sono state le occasioni in cui ho ascoltato un vero giradischi sbattere al tappeto ottimi e talvolta assai costosi lettori CD. Provare per credere. La coscienza critica in questi anni (sia pure con un bel corteggio di puttanate) si è fatta strada, e nel mondo della riproduzione audio finalmente serpeggia il dubbio...un buon link: http://www.tnt-audio.com non è un sito commerciale, ma una grande rivista. Fateci un giro, se vi interessa.Ora leggo sulle cosiddette riviste di computer (attenzione, cercate di scremare i buoni giornalisti dai pubblicitari più o meno travestiti) che non compro ma leggo a prestito (preferisco investire in cose serie, come i lecca-lecca e le caramelle alla menta) che i vari formati compressi digitali (a proposito, se non sapete cosa vuol dire digitale, parola di cui tutti si gonfiano oggi, leggete gli appositi articoli sulla rivista di cui sopra) per la musica su Internet non suonano bene come il CD ma vanno comunque meglio di cassette e vinile... in primo luogo già spesso i CD suonano male, e peggio del CD vuol dire un vero cesso, secondo, li avete mai ascoltati oggetti come un Linn Sondek o un Nakamichi Dragon (per chi non lo sapesse un celebre giradischi e un altrettanto celebre registratore) a confronto con i vostri 'formati compressi'? E terzo, posso sapere che sistemi avete utilizzato per ascoltare i diversi formati? Sono appassionato di audio da vari anni, ho lavorato nel settore, conosco anche i computer e ho fatto delle prove con i vari formati, e il pensiero di paragonare un buon LP o CD (per esempio di musica sinfonica) con un compressazzo qualsiasi mi fa passare la voglia di ascoltare. Naturalmente se si è consci delle differenze o si vuole fare la compilation per il portatile tutto va bene, ma, attenzione, se non vi viene offerto qualche servizio aggiuntivo importante per voi, non pagate mai un mp3, etc quanto paghereste per il cd corrispondente! Non sto parlando di pirateria, ma di ciò che a breve sulla Rete ci venderanno i produttori di opere d'arte musicali.

Un'ultima cosa: ho almeno un CD che si è rovinato da solo standosene in uno scaffale buio. Dei 500 LP che gli dormono accanto, in piena luce, nessuno si è graffiato mai spontaneamente...

Saluti e baci, ci risentiamo quando sono di nuovo pieno.

Simone Bianchi